Quando si parla di psicologia e psicoterapia, molte persone si comportano come San Tommaso: se non vedono, non credono.
Capita così che un disagio psicologico, rimanendo “nascosto” o non visibile dall’esterno, non venga considerato. A differenza di un braccio rotto, di una cicatrice, o di una qualsiasi problematica fisica evidente, quando ci troviamo a relazionarci con persone con un disturbo psicologico, facciamo molta difficoltà ad immedesimarci nella situazione. Effettivamente, sembra che la persona che abbiamo di fronte non abbia nulla che non vada.
Il disturbo depressivo diventa quindi “un sentirsi giù di tono”, l’ansia viene vista come “eccessiva agitazione”, e capita che la persona che vive un disagio psicologico si trova ad affrontare da sola il peso che porta dentro.
Probabilmente è proprio per questo motivo che la pratica psicoterapeutica sia così poco considerata: ad occhio nudo, non possiamo vederne l’effetto. Il malessere fisico, nella nostra cultura, ha un impatto maggiore rispetto al malessere mentale, eppure noi non siamo divisi in corpo e psiche, ma siamo un tutt’uno.
La psicoterapia produce effetti…visibili
Il nostro cervello è un organo plastico: significa, cioè, che si modifica con l’esperienza. Scoprire che anche i neuroni modificano la propria struttura e le proprie connessioni grazie all’apprendimento, è stata una delle scoperte più affascinanti nell’ambito delle neuroscienze.