Prima di iniziare a parlare di demenza, una precisazione è obbligatoria: non ha senso parlare di demenza senile.
I termini “demenza senile” o “senilità” lasciano infatti trasparire il messaggio che il deterioramento cognitivo sia parte del normale processo di invecchiamento. Ma non è così.
Con il termine demenza si indica un generale decadimento delle funzioni cognitive e comportamentali, progressivamente ingravescente. Ciò conduce alla perdita di autonomia e interferisce con le attività di vita quotidiana.

Demenza: una o tante?
Un aspetto importante da specificare quando si parla di demenza, è che sotto questo termine troviamo diversi tipi di patologie. Sicuramente la più famosa e diffusa è la demenza di Alzheimer, ma non è l’unica. Esistono, ad esempio, anche la demenza ai corpi di Lewy , la demenza fronto-temporale, la Corea di Huntington e altre.
Si tratta di categorie distinte in quanto ognuno di questi tipi di demenza ha degli aspetti peculiari, che la differenziano dalle altre.
In base alla tipologia cambiano infatti i sintomi iniziali.
Ciò significa che solo in base alla fase di esordio è possibile distinguere l’Alzheimer dal Parkinson, dalla demenza ai corpi di Lewy a quella fronto-temporale. Nella fase avanzata di malattia, invece, a causa della gravità dei sintomi, è molto più difficile o quasi impossibile identificarle.
Come si effettua la diagnosi?
Sicuramente una parte importante del processo diagnostico riguarda il riconoscimento dei sintomi da parte del familiare.
A prescindere dalla tipologia di demenza, infatti, si assiste ad una progressiva modificazione nel comportamento e/o nelle funzioni cognitive della persona. Queste modificazioni (più o meno evidenti) possono richiamare l’attenzione di familiari o caregiver.
I cambiamenti possono essere più o meno evidenti in quanto alcune caratteristiche neuropsicologiche si riscontrano sia nella demenza sia nell’invecchiamento fisiologico. Ciò che cambia è la quantità di questi sintomi.
Esempi sono il rallentamento psicomotorio, la difficoltà nell’eseguire compiti contemporaneamente (come parlare e cucinare), la difficoltà nel ricordo di eventi o nel recupero di parole.
Per effettuare la diagnosi si deve passare attraverso diversi step:
- l’anamnesi, cioè la raccolta dei dati del paziente, sia attraverso il colloquio con la persona stessa sia attraverso il colloquio con i familiari. Questa indagine serve a comprendere come sia cambiata la vita di tutti i giorni, e quanto i sintomi influenzano l’autonomia nella vita quotidiana.
- la valutazione psicometrica, attraverso l’utilizzo di test neuropsicologici. Si possono utilizzare delle batterie di valutazione complessiva (la più famosa è il MMSE, Mini-Mental State Examination), a cui seguono degli approfondimenti attraverso test specifici.
- visita neurologica ed indagini strumentali. Deve essere presente una modificazione a livello cerebrale -atrofia- evidenziabile tramite risonanza magnetica. Solitamente vengono effettuati anche esami del sangue o approfondimenti clinici.
Conclusioni
L’ambito delle demenze è molto vasto e complesso. Ciò che chiamiamo demenza infatti è solo un grande cappello, al di sotto del quale troviamo diversi tipi di patologie, ognuna diversa e particolare.
Cosa ti interesserebbe approfondire? Fammelo sapere nei commenti.
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Bibliografia
- https://www.nia.nih.gov
- https://www.alz.org/it: 10 sintomi e segnali del morbo di Alzheimer.
- Vallar, G; Papagno, C. (2007). Manuale di neuropsicologia. Il Mulino.
- De Beni, R. (2009). Psicologia dell’invecchiamento. Il Mulino.